Pasqua 2020: le parole del presidente Enrico Costa
Cari amici della Pallapugno,
la situazione che stiamo vivendo è tanto straordinaria quanto difficile: le preoccupazioni sono tante e riguardano la sfera personale, quella familiare e degli affetti, quella lavorativa ed economica. Di fronte a queste sfide, parlare di sport può apparire fuori luogo. Ci sono infatti problemi enormi che vengono prima e vanno affrontati e risolti per far ripartire il Paese. Questo è naturalmente l’obiettivo su cui ci impegneremo tutti. Ognuno di noi sa che la nostra salute è sfidata da un nemico nuovo e sconosciuto, che colpisce un caposaldo delle nostre comunità: il rapporto umano.
In un mondo ormai dominato dalla tecnologia, dai social, dalla freddezza delle comunicazioni online, ci sono però isole in cui la vita di relazione ha orgogliosamente mantenuto intatta la propria identità, opponendo una orgogliosa resistenza. Sono i nostri piccoli centri, dove ci si conosce tutti, ci si confronta di persona, ci si sostiene, si condividono le passioni, si aiutano i deboli attraverso il volontariato. È la tradizione virtuosa dell'aggregazione. Ed è proprio questo concetto, l’aggregazione, quello che meglio rappresenta il valore delle nostre piazze, delle associazioni, della comunità, del nostro sport.
La Pallapugno è una di queste 'isole' del contatto umano, in cui spettatori e giocatori costituiscono un tutt’uno inscindibile: il tifoso osserva il colpo, ma sente di essere egli stesso protagonista di una realtà che affonda le radici nella storia. Lo sferisterio è come la piazza del paese in cui ciascuno è determinante nel proprio ruolo, come una grande famiglia in cui prima di tutto viene lo stare insieme. Quello stare insieme che ha consentito ai nostri piccoli paesi di superare carenza di risorse, di infrastrutture, di servizi. La nostra forza è infatti da sempre la capacità di sostenerci reciprocamente, come in una grande famiglia.
E la Pallapugno è l'emblema dello sport che cresce nella nostra terra, della tradizione che si è fatta sport.
Radici profonde che dobbiamo preservare, perché questo virus maledetto vuole scavare – anche fisicamente - un solco tra le persone. Le spinge a richiudersi in se stesse, a soffocare la ricerca del rapporto umano e dell'aggregazione. Le spinge a fare tutto il contrario dello stare insieme.
Oggi, ahimè, ad essere sinonimo di 'salute' è il concetto di 'distanza': lavoro a distanza, scuola a distanza, lauree a distanza, processi a distanza, consigli comunali a distanza. Un ribaltamento dei valori che origina non da oggi. Ma che oggi cambia marcia. Ieri il contatto umano sacrificato sull'altare dell'efficienza, per risparmiare tempo e spostamenti, favorendo i rapporti a distanza; oggi il contatto umano anticamera del contagio, come la distanza è diventata garanzia di sicurezza.
Oggi viviamo una situazione di emergenza, certo. Ma domani, a crisi, speriamo presto, superata, cosa succederà? Riusciremo di nuovo ad accorciare le distanze? Cosa ci aiuterà a guardarci negli occhi con fiducia reciproca?
In quel momento, saranno fondamentali le radici solide della nostra tradizione, che ci aiuteranno a recuperare il rapporto umano. E sarà determinante lo sport per la sua essenziale funzione di aggregazione.
La grande famiglia della Pallapugno è un piccolo tassello di un mosaico enorme. Un tassello che darà il proprio contributo per far ripartire lo stare insieme. Oggi, tra l’altro, avrebbe dovuto avere inizio il campionato: non sappiamo quando si potrà giocare, perché in questo momento le sfide da vincere sono altre, e su queste sfide dobbiamo concentrarci tutti.
Ma è certo che non appena sarà possibile, faremo di tutto perché la nostra grande famiglia riprenda forza ed energia. Saremo al fianco delle società, dei giocatori, dei tecnici, degli arbitri, dei dirigenti, degli appassionati e faremo le scelte più adeguate perché ciascuno sia messo in condizione di ripartire.
Tutti faremo la nostra parte per affermare la vitalità di uno sport che è simbolo delle nostre tradizioni e della nostra terra.
Un augurio di Buona Pasqua ed un caro saluto a tutti.
Enrico Costa